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٩ La fine dell’inizio • 25/11/2022
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Ed ecco, questa è la fine dell’inizio. Il viaggio è ancora lungo, procederà col tempo. Chi ha ascoltato sa della diversità dello star qua, di sentire la mia voce. Illude, allude, attrae, conquista… sono questa, questa persona curiosa e aperta alle storie, mie, sue, tue, di chiunque, di qualunque fatto importante, meno importante, ma impattante. Tornerò per raccontare del presente, del passato e del futuro, perché ogni cosa appare ricorrente, l’esistenza è coerente, si compone automaticamente, e proprio quando vuoi provare a capirla, a deviarla, lei ti ferma, interrompe le tue mosse, con scosse insistenti, potenti, e con sorprese non indifferenti. Il destino saprà mettere in pari ogni conto rimasto in sospeso, compreso quello che ora sembra il più squilibrato. Quello che fai hai, e solo in questo senso verrai ricordato.
È ora di lasciare uno spazio vuoto, in cui il tempo continuerà a scorrere ma insegnerà come al solito. I ruoli si ribalteranno, i finti offesi verranno scovati, gli offesi veri risarciti. Sarà chiara la direzione del flusso, la posizione dell’onesto, quella del personaggio funesto. La storia è univocamente determinata, decidibile, deducibile, la giustizia verrà agevolata, alla fine riavrà sempre il suo posto in prima fila nello spettacolo della vita. Il velo prima o poi si squarcia. Adesso però stendiamo un velo pietoso sulle falsità, a breve ne sventoleremo uno in favore della ritrovata libertà. “Le Mille e una Novella” vi ringrazia, vi saluta, l’emozione è tanta.
٨ Il freddo, la stufetta, la cagnetta Lilly • 19/11/2022
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È inverno, quello vero dei primi anni 2000, e Miriana, 8 anni, viene portata dai suoi genitori in montagna, a Campodolcino. Con loro c’è anche Lilly, una deliziosa cagnetta di taglia piccola, col pelo corto, dorato… È chiaro fin da subito che le temperature, soprattutto di notte e in alta quota, scenderanno di parecchi gradi sotto lo zero. Le prime sciate mettono a dura prova Miriana, è piccola, ancora insicura sulle piste, e le sue paure si accentuano con la stanchezza, una stanchezza derivata dalla sopportazione giornaliera di un freddo tagliente: la mamma teme possa ammalarsi, nel pomeriggio sulle piste si arrivano a sfiorare i -25 gradi centigradi, ma Miriana non cede nemmeno per un attimo, e verso le 16:30, alla chiusura degli impianti di risalita, lei e i suoi genitori tornano al calduccio, da Lilly, che come sempre li aveva aspettati fiduciosa nel camper. Il camper, però, non possiede il riscaldamento diffuso in tutto il mezzo, come avverrà negli anni successivi sui nuovi camper ma che in quel momento non era ancora in uso, è fornito solamente di una piccola stufetta situata in un sol punto.
Miriana ogni pomeriggio al rientro dalle piste da sci non vede l’ora di precipitarsi con Lilly vicino alla stufetta; Lilly è una cagnetta intelligente e proprio ci si appiccica a quella stufetta! Resistono tutti a quel freddo anomalo, ma sono felici, forti e si voglio tanto bene. Tuttavia una mattina il papà di Miriana, intento nel mettere in moto il camper perché era venuta l’ora di spostarsi in un altro posto, viene sorpreso da un imprevisto: il carburante s’era congelato, avevano dimenticato di aggiungerci l’anticongelante e il serbatoio era diventato un blocco di ghiaccio. Chiamano il meccanico, che risolve il problema andando direttamente al campeggio. Il papà, la mamma e Miriana una sera di 17 anni dopo, riraccontano nel dettaglio la vicenda, col sorriso e quel minimo di insofferenza per il ricordo speciale di un viaggio in montagna in pieno inverno nei primi anni 2000.
٧ Un piano delittuoso fin dalla base • 11/11/2022
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La moglie è ansiopatica da anni, il marito lo diventa a causa sua. Si inserisce una ragazza eccezionale, che fa notare a entrambi, con un linguaggio perfetto, molto diretto, che il loro unico figlio è imbarazzante, violento, malato di qualcosa che non vedevano. Non lo immaginavano, quindi nascondono la delusione e la gravità della storia, ma si sentono da subito fortemente minacciati, da quel linguaggio preciso, impeccabile; l’ansia di cui soffre la moglie esplode, e il marito viene travolto dall’angoscia che la sua famiglia patriarcale, se la ragazza diffondesse la notizia, venga etichettata male… Cominciano ad architettare un piano malefico per sbarazzarsi della ragazza, che a causa delle sue parole, puntuali e vere, rappresenta una minaccia. Vogliono fare qualcosa che secondo loro possa metter fine a tutto, ma malauguratamente l’ansia che da molto prima dell’ultima vicenda li imprigiona, li tradisce.
Avviano il loro piano malefico, ma pochi giorni dopo si accorgono di non possedere effettivamente degli strumenti reali per mettere nel sacco la ragazza. Vivono allora, per alcuni mesi, dentro a una sorta di laboratorio, di associazione clandestina, per nascondere il loro progetto e riuscire a creare degli strumenti e le circostanze che cercano, inevitabilmente del tutto falsi. Tuttavia non sono geni del male, al massimo scemi da legare, e il risultato che ottengono, dopo mesi, è ridicolo in maniera evidente, è sconnesso, senza una logica; la moglie non comunica al marito la verità delle sue azioni, il marito non si pone il problema di esaminarle: ne esce una messa in scena comica, cosmica. Il loro avvocato si trova subito a capire quanto sia l’ennesimo caso di vendetta agevolato da una legge spesso ostica… Sa che non gli stanno dicendo il vero, e che la ragazza lo farà notare, ma non può dirlo agli scemi da legare, e gli resta solo da attenuare, limitare i danni, di un piano delittuoso fin dalla base.
٦ La nutria delle tenebre • 28/10/2022
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Si sono portati via il tuo percorso di corsa preferito, e la palestra. Hanno osato privarti momentaneamente della tua palestra personale. Capisci subito che non puoi trovarne un rimpiazzo in così poco tempo, te li eri costruiti progressivamente con ogni sorta di costruttivo ragionamento… allora esci per un allenamento serale improvvisato intorno a casa, è buio, nessun punto è illuminato a giorno come i luoghi che avevi selezionato: sai già che l’obiettivo sarà quello di non pestare nessuna cacca, che oltre a non portare fortuna, puzza. Cominci a correre, e delle strisce pedonali non illuminate, in curva, ti donano l’ebrezza di capire che, per un soffio, la morte non sarà l’unica invitata alla tua festa neanche questa volta: il passaggio di una macchina ti fa scivolare una ventata d’aria fresca e minacciosa sul fondoschiena.
Quindi arrivi nel parco alle spalle della chiesa. C’è poca gente, e già noti che la struttura per fare gli esercizi è inutilizzabile: a malapena si vede, ma non avrebbero potuto metterci un banalissimo lampione? No. Mancano le candele e pare il cimitero dove giustamente verresti transitato dopo la messa del tuo funerale nella chiesa giusto lì davanti… Halloween è alle porte e continui a pensare a scenari di questo tipo, è inevitabile. Dopo 6 chilometri di corsa monotoni in cui ti senti “fuori dal tuo”, decidi di abbandonare quella zona per tornare a casa. Sotto casa fai il classico piccolo defaticamento camminando, arrivando anche su un tratto di marciapiede tenebroso; ti stavi distraendo con la musica, girando la testa repentinamente scorgi una nutria gigante che sta rosicchiando qualcosa insistentemente; fai un balzo per lo spavento, e abbastanza disgustata ti metti a ridere: anche stavolta hai finito col tuo defaticamento.
٥ L’atto psicomagico • 21/10/2022
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Spesso puoi affidarti solo a te stessa; anche stavolta ti hanno fatto di tutto e vuoi liberartene in modo drastico. Qualcosa fa traboccare il vaso, una goccia inaspettata, un gesto insopportabile: vuoi smettere di soffrire, cerchi l’aria e non c’è, nuoti ancora, cerchi l’aria e trovi nuovamente solo acqua… Allora ti fermi, pensi a qualcosa di folle, che possa soddisfare tutte le tue voglie di ribellione. Trovi l’atto, un atto psicomagico simbolo che ti permetterà di staccarti da un pezzo del tuo passato, o meglio di riattaccartici per un istante e vedere in maniera consapevole che lo stai spingendo via.
Sei in collera con una persona, sai di voler raggiungere la sua casa, pensi che quello che unisce il suo appartamento al resto è lo zerbino, il malcapitato oggetto di frontiera su cui puoi accanire l’irrefrenabile rabbia che provi nei confronti di quella persona. Ti stupisci perché riesci a entrare agevolmente dal portone nella giusta scala del palazzo, per prendere lo zerbino e portarlo fuori. Nel tragitto ti accorgi che è vecchio, rotto, tagliato, zozzo, pieno di capelli, peli, polvere, e schifo accumulato; lo paragoni esattamente al menefreghismo della persona che ti ha fatto imbestialire, all’aspetto trasandato della sua esistenza, stai tenendo il mano la copia esatta di quella persona abominevole, che non sa gestirsi, che è piena di conflitti interni, errori,… che si tramutano in un comportamento infantile, lunatico, disordinato e incoerente, che da troppo tempo ti porta a stare male. Una malattia non tua, ma che ti si rivolta addosso, come lo zerbino malmesso. Tenendolo in mano, con ribrezzo, ti distacchi dalla realtà; nel mentre cerchi di capire dove tu lo stia portando o forse dove lo zerbino stesso ti stia portando. Dopo molti passi percorsi mentre mentalmente ti trovavi in un posto sollevato da terra, tutto tuo, in una realtà parallela teatro del tuo atto psicomagico, arrivi davanti a una chiesa, e ti va bene perché quella persona aveva finto di essere solo casa e chiesa; metti lo zerbino davanti alla chiesa connettendo così, idealmente e fisicamente, i due ingressi della casa e della chiesa. Fotografi lo zerbino all’ingresso della chiesa, affinché l’atto venga salvato per sempre. I piedi di quella persona non passeranno mai sullo stesso zerbino dopo averti pestato l’anima; il mondo subirà un microsbalzo impercettibile, ma tu, tu sai di esser ritornata nella realtà, aver liberato tutto il tuo desiderio di cambiare. L’atto psicomagico ti avrà cambiato la vita per sempre.
٤ L’assistente • 14/10/2022
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Sono un assistente e sono stato chiamato in aiuto. Miriana questa settimana non è riuscita a farsi sentire quaggiù, ma mi ha lasciato quattro cose importanti da dire.
1. Se siete qui, forse avete ascoltato volentieri le precedenti puntate e arriverete fino alla fine della stagione di Le Mille e una Novella. Grazie.
2. Non posso parlare per tre minuti, non sono come voi, non ho enfasi: andrebbe a finire che vi sentireste d’impazzire, di non sapere più bene se siete ancora sulla Terra o l’avete lasciata in favore di un giro in un posto strano. Beh in ogni caso dovete sapere che io vengo da qualcosa di totalmente incorporeo: quando nessuno ti disturba non sei nemmeno obbligato a esistere, è divertente.
3. Questo punto è andato perso. Ho fatto molta attenzione quando Miriana me l’ha consegnato insieme agli altri, ve lo giuro, ma è andato perso. Mi scuso. Errare è robotico.
4. Spero allora possiate ascoltare le prossime puntate, e che questo coso non si ripresenterà più.
Ehi, ehi, ehi. Coso a chi?!?
٣ I denti, la scala mobile, le scatolette di tonno • 07/10/2022
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Alice alle 7:13 sale sull’autobus. Sa già dove mettersi, ovviamente in piedi perché i posti a sedere sono già finiti, ma riesce ad appoggiare lo zaino e il pranzo che ha preparato sull’unica sorta di ripiano presente sul mezzo, pronta per l’arrivo di tutti i ragazzini delle scuole, che faranno quasi scoppiare l’autobus. La mascherina FFP2 e le cuffie isolanti indosso. Nella metropolitana è un po’ meglio, cambia a Centrale e poi arriva al Politecnico. Le ore 8 sono vicine e 9 ore di lezione a Ingegneria la aspettano. Nell’ora della pausa per il pranzo viene stupita da quella che lei pensa possa essere solamente una visione, un miraggio: nel bagno, con due lavandini in comune per maschi e femmine, trova un ragazzo intento a lavarsi i denti. Alice e il ragazzo cominciano a complimentarsi a vicenda, non comprendendo entrambi come il resto del Politecnico possa saltare il lavaggio dei denti dopo pranzo, soprattutto quando la mascherina era obbligatoria… Alice la sua mascherina continua comunque a metterla anche in ogni aula, sono sovraffollate, ogni 7 secondi si sentono starnuti, tosse: ormai è abituata a non prendersi nemmeno una cosa di quelle. Pensa sempre che non vuol dare a degli sconosciuti la priorità di infettarla con qualsiasi cosa, dopo aver imparato molto in base a quanto accaduto col Coronavirus.
Arriva per Alice la parte di giornata più pesante, alle ore 17 di solito la forza di volontà nel seguire tutto attentamente viene messa a dura prova, i simboli, le nozioni, risultano ancora più astrusi. La Matematica le piace da matti e non lascerebbe mai quello che sta portando avanti, è una passione che ha da sempre, nei primi anni del liceo si divertiva, dopo l’allenamento di nuoto agonistico e lo studio delle altre materie, la sera tardi, a trovare altri metodi per risolvere gli esercizi di Matematica assegnati, per condividerli il giorno seguente con un compagno di classe e la prof.ssa, sempre ben contenti di accogliere i suoi ragionamenti. Alle ore 18 e qualcosa la giornata in università è finita, ma la aspetta il viaggio di ritorno. Ha tardato qualche minuto per passare dal bagno e già vede che le persone presenti nella metropolitana sono molte di più di quelle della settimana precedente alla stessa ora. Arrivata al capolinea le va di nuovo male, tutti i passeggeri vengono fatti scendere dall’altra parte dei binari, con conseguente intasamento. Non ne può più della gente, prova ad accelerare il passo per uscire, e sì, prova anche una via malvagia, la scala mobile al contrario; pur affrontandola decisa la fa cadere giù dopo pochi gradini, drasticamente. Ma si rialza e procede. Urta leggermente una signora sempre con la voglia di uscire. La signora le dice che non si fa così, Alice le risponde che se uno sta male e ti urta non è niente dopo essere stati in una metro completamente piena. La signora ride dicendo che non gliene frega nulla se sta male. Alice si arrabbia, urta in maniera decisa la signora, la signora le lancia addosso la borsa della spesa che reggeva in mano. Alice non si fa niente ma dalla borsa escono 7/8 scatolette di tonno singole. Alice assiste a tutta la scena, scappando via scoppia a ridere dicendo “adesso raccoglile tutte una a una mentre vengono calpestate dalla folla!”
[Racconto autobiografico della giornata del 5/10/2022]
٢ I delfini selvatici che gli saltano vicini • 30/09/2022
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Mamma, papà e una bambina di undici anni, italiani. È luglio, vanno in vacanza col loro camper. Sono affezionati a un certo campeggio situato a Rovigno, in Istria, Croazia; è come la loro seconda casa. Non prenotano, non è necessario, ma sperano sempre, che al loro arrivo, si liberi un posto in prima fila sul mare. Quest’anno se la sono cavata proprio bene: posto in prima fila, scambiato con un simpatico signore tedesco in partenza per tornare a casa, e pure una piccola palla lasciata in regalo per la bambina. Passano alcuni giorni, per loro è il massimo, vivere in libertà dalla mattina alla sera con indosso solo il costume; beh no ecco, magari la sera si vestono un minimo che il clima istriano prevede un bel freschetto, ma stiamo parlando delle 21:30, quando spesso si ritrovano a rientrare col piccolo gommone in loro possesso, dopo il solito pomeriggio in navigazione tra le isole, e sulle isole, anche a pescare, granchi, ricci, ostriche, cose di ogni genere. I loro orari sono determinanti: di solito escono in mare di mattina, verso le 9, le 10, per poi tornare al camper per pranzo, all’una circa; invece di pomeriggio sfruttano le ore migliori, quando il sole scende, dalle 17 alle 20, o come detto, a volte anche fino alle 21 inoltrate, col tramonto, e quasi col buio.
Essendo sistemati in prima fila, davanti al piccolo golfo pieno di gommoni e di barche ormeggiati, ogni giorno vedono passare tre signore tedesche, sui quarant’anni, tre belle stazze. Anch’esse possiedono un gommone, più grandicello, ma con un difetto: perde un po’ della sua rigidità di volta in volta, e sono costrette a gonfiarlo un po’, a mano, cioè “a piede”, ogni giorno prima di uscire per mare. Gli orari delle tre signore sono praticamente opposti a quelli della famigliola italiana: escono per mare sempre verso l’una, l’una e mezza, col sole altissimo, e rientrano sempre verso le 17, le 17:30 per la cena. Un pomeriggio tornano un poco più tardi del solito, super entusiaste. Allora la famigliola italiana comincia a chiedersi cosa può esser successo di tanto inusuale, e decide di avvicinarsi, scoprendo così, per le parole delle tedesche “dolphins, dolphins, dolphins!”, che per la prima volta avevano avvistato il passaggio dei delfini. La famigliola comincia a ironizzare, e il papà non sapendo l’inglese ma conoscendo solamente l’internazionale gesticolare tipico campano, riesce a dire alle tedesche: “eeeh noi abbiamo visto dolphins già due volte quest’anno…”. La famigliola torna quindi verso il camper, divertita, sapendo benissimo cosa vuol dire sfruttare le ore di mare calmissimo, piatto, senza increspature, come fosse olio, quasi tutte le sere delle vacanze di luglio; al tramonto, col silenzio, la calma, l’emozione: i delfini selvatici che giocano, gli saltano vicini.
[Storia autobiografica risalente al 2008]
١ La prima lezione di Pole Dance • 23/09/2022
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Anna, vent’anni, studia all’università, a Milano: questa è la storia del suo primo approccio alla Pole Dance. È settembre, si presenta alla prima lezione, con qualche paura e quel pizzico di curiosità che di solito si ha, all’inizio di ogni nuova attività. Ha delle aspettative, tanta immaginazione su come potrebbe essere… Ma come spesso accade viene smentita in gran parte e velocemente, da dinamiche a dir poco esotiche. È vestita in maniera tranquilla, con dei pantaloncini molto corti e le scarpe da ginnastica. È anche la più giovane di tutte, le altre partecipanti vanno da un’età di venticinque anni in su, ma ecco, molto molto su: ben presto viene a ritrovarsi in un gruppo pieno di sessantenni formidabili. Queste sessantenni cominciano a sbalordirla, non hanno i pantaloncini, bensì delle sorta di mutande brillantinate aderenti, dei top esclusivamente con paillette, ombelico scoperto, decolleté esagerato, provocano con lo sguardo, s’appendono al palo con una sicurezza indomabile.
Sono praticamente delle vecchiette ma cosa ti combinano, pensa Anna, hanno delle scarpe che affiancate alle mie fanno paura, tacchi a spillo e anteriormente pure un’alta zeppa, e quando cominciano a girare attorno al palo, con tanto di spaccate a testa in giù mantenendosi appese, rischio di venire conficcata da uno dei loro tacchi minacciosi, stupefacenti! La ragazza col compito di assistere le partecipanti si avvicina ad Anna per chiederle se ha mai fatto danza, o cose simili, lei risponde di no; tuttavia alla fine della prima lezione è soddisfatta, malgrado i lividi sugli stinchi è già riuscita a girare attorno a quel palo. Le rimane impressa tutta la scena delle signore d’alto livello, divertita la racconta alle sue compagne di corso.
[Storia ispirata al recente racconto di Giulia P.]
٠ Introduzione, prima stagione ☾ • 16/09/2022
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Questa è l’introduzione, la storia delle storie. Fingi di pensare io non sia solo una voce ma una presenza, una presenza che è lì, vicino a te. Perché se non sono lì allora che gusto c’è, basta un libro, un audiolibro, ma no: sono vivace e pretendo un posto vicino a te. Sul treno, sull’autobus, in macchina, in bicicletta, per strada, al lavoro, in cucina, in soggiorno, o in camera da letto con la luna vicina al tetto, che ci osserva. Se proprio ti scappa possiamo andare anche in bagno, non guardo, tranquillo, non guardo! E di che si parla, si parla di cosa succede, nessuna finzione, è tutto tratto da quella realtà irreale che ci circonda. Ti sarà capitato spesso di pensare, ma io, perché sono io, in questo corpo, con questa mente, con questa voce, e respiro, mangio, espello… Bravo, esatto, la mia presenza serviva appunto a questo, serve che tu sia tu, e tutti siano tu, no non intendo che tutti siano te, dico che tutti devono essere proprio loro stessi, per sentire ciò che provano, per fare quello che fanno, per ascoltare un podcast tanto strambo.
Allora se ti ho convinto ti aspetto per le prime dieci storie. In trenta minuti di solito non senti nemmeno mezza puntata di un podcast ma stavolta ne sentirai dieci, a comporre un’intera stagione; mettiamo da parte l’esser prolissi in favore di qualcosa di concentrato, estremamente curato. Sono dieci storie da tre minuti, tratte da avvenimenti del passato e del presente, scritte settimana per settimana a partire oggi, venerdì 16 settembre 2022, senz’alcuna premeditazione. I testi di ogni puntata verranno trascritti nella corrispondente descrizione, “Le Mille e una Novella” può partire.
☞ Trailer • La Novella di Natale ★
Ogni stagione conterrà 10 storie da 3 minuti, quindi ogni stagione durerà 10 settimane, però non si sa quando uscirà un’altra stagione…
Anche ne “Le mille e una notte” il numero 1001 non va preso alla lettera: “mille”, infatti, in arabo significa “innumerevoli”, e quindi “mille e una” significa “un numero infinito”.