Un'estate di follia

July 17, 2020

Sto leggendo “Ogni cosa al suo posto” di Oliver Sacks. “Un’estate di follia” è il capitolo di cui vorrei riportare alcuni pezzetti qui. C’è Sally, una tranquilla ragazza quindicenne, che da un momento all’altro perde il contatto con la realtà e viene travolta da una psicosi acuta.

 

«L’insorgere della mania è improvviso ed esplosivo: Sally, la figlia quindicenne, ha trascorso alcune settimane in uno stato di esaltazione, ascoltando Glenn Gould nelle Variazioni Goldberg e facendo le ore piccole a meditare su un volume di sonetti di Shakespeare.

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I fiori di fronte alla drogheria coreana nei loro vasi di plastica verde, le copertine delle riviste in edicola, gli edifici, le auto: tutto ha assunto una chiarezza mai immaginata prima. La limpidezza del “tempo presente” dice. Una piccola onda d’energia si è fatta strada al centro del suo essere. Riusciva a vedere la vita nascosta delle cose, il loro splendore dettagliato, il genio infuso che le ha rese ciò che sono.

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Per quanto le convinzioni di Sally, così nuove e appassionate, siano sorprendenti, suo padre e la sua matrigna sono ancora più colpiti dal suo modo di parlare: […] “Più continua a parlare e più diventa incoerente; e più diventa incoerente, più ha bisogno che noi la comprendiamo! Mi sento impotente, eppure galvanizzato da tanta prorompente vitalità”. La si può chiamare mania, follia o psicosi – uno squilibrio chimico nel cervello –, ma comunque si presenta come un’energia primordiale. […] è come trovarsi “di fronte a una forza della natura, come una bufera o un’alluvione: un evento distruttivo, ma anche maestoso a modo suo”. Quest’energia sbrigliata può ricordare quella della creatività, dell’ispirazione o del genio – questo, infatti, è ciò che Sally sente scorrerle dentro: non una malattia, ma l’apoteosi della salute, la liberazione di un sé profondo in precedenza soffocato.  

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La mania è una condizione biologica che pare psicologica – sembra uno stato della mente. In questo senso, ricorda gli effetti di varie intossicazioni.  

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Per Sally non c’era alcun precedente, nessuna guida. I suoi genitori erano sconcertati al pari di lei, anzi anche di più, giacché non avevano la folle sicurezza che sosteneva la figlia.  

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È possibile scivolare nella mania (o nella depressione) senza diventare psicotici – in altre parole, senza avere deliri o allucinazioni, senza perdere di vista la realtà. Sally, però, oltrepassò la soglia e in quel torrido giorno di luglio accadde qualcosa, scattò qualcosa: tutt’a un tratto, era una persona diversa – appariva diversa, suonava diversa. […] i suoi occhi castani non sono caldi come al solito ma scuri e velati, come fossero verniciati di lacca.  

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(Accadde qualcosa di simile tra James Joyce e sua figlia Lucia, che era schizofrenica. “Ha intuizioni straordinarie” nota Joyce. “Qualunque sia la scintilla del dono che possiedo… si è trasmessa a lei, e le ha acceso un fuoco nel cervello”. In seguito disse a Beckett: “Non è una pazza furiosa… ma solo una povera bambina che ha cercato di fare troppo, di capire troppo”.)

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Nell’arco di qualche ora, però, diventa chiaro che Sally in realtà è psicotica e senza controllo, e i suoi genitori la portarono in un ospedale psichiatrico. Al principio Sally accetta bene la cosa, considerando inservienti, infermieri e psichiatri come persone specificamente sintonizzate per comprendere la sua rivelazione, il suo messaggio. La realtà è brutalmente diversa: la intossicano di tranquillanti e la mettono in un reparto chiuso.  

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In ospedale i tentativi di capire Sally sono relativamente pochi: la sua mania viene trattata prima di tutto come una condizione medica, un disturbo della chimica cerebrale, da affrontare su base neurochimica. Nella mania acuta il trattamento farmacologico è essenziale, addirittura salvavita, giacché se non viene curata questa condizione può portare allo sfinimento e alla morte.  

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Alla fine, il ritorno di Sally dal climax della mania è improvviso quasi quanto l’ascesa che ce l’aveva portata sette settimane prima […] È come se avessimo vissuto in una favola per tutta l’estate. Una ragazza bellissima è trasformata in una pietra comatosa, o in un demonio. Le strappano le persone care, il linguaggio, tutto ciò che era suo. Poi l’incantesimo si spezza e lei si risveglia. Dopo la sua estate di follia, Sally riesce a tornare a scuola, ansiosa ma determinata a riappropriarsi della sua vita.»

 

A breve leggerò “Primo, non curare chi è normale” di Allen Frances. Dopodiché il tutto finirà in una puntata di Tenero Gheriglio (podcast). Per ora ho voluto lasciarvi immaginare cosa può aver vissuto Sally, cosa possono aver vissuto i suoi cari, come repentinamente la vita possa stravolgersi a causa di un potente e inaspettato squilibrio chimico nel nostro cervello. Alla prossima!