A piedi nudi su Marte

Adrian Fartade

«Avevamo così poche certezze sulla natura di questo pianeta che la sonda aveva persino un sistema in sughero per galleggiare in un eventuale lago o mare. E invece Venere si dimostrò un inferno. Entrando nell’atmosfera, la sonda raggiunse una temperatura di 11000 °C sul suo scudo termico, faticando tantissimo a mantenere l’elettronica interna a una temperatura di circa -8 °C. La decelerazione subita arrivò a 300 G e la discesa durò 93 minuti. A 52 km di altitudine sopra la superficie venusiana la temperatura era di 33 °C con una pressione quasi uguale a quella terrestre. 26 km più in basso, però, la temperatura arrivava a 262 °C con una pressione di 22 atmosfere terrestri.»

 

 

«Quelli che avvertite però sulla vostra pelle, o vedete intorno a voi come luce, sono fotoni partiti dal Sole decine e centinaia di migliaia di anni prima. La luce che oggi vi permette di vedere il mondo intorno a voi è partita dal nucleo del Sole quando i vostri antenati erano ancora nella Preistoria e sulla Terra dominavano i mammut!»

 

 

«La nostra storia è legata a doppio filo a quella dei mondi che ci circondano. Da Mercurio alla Luna, a Venere, Marte e persino il Sole, abbiamo trovato indizi dell’origine della vita stessa, di come le cose sono cambiate e di cosa ci aspetta in futuro.  

[…]  

In termini geologici e astronomici, il nostro tempo come umanità è brevissimo e saremo qui solo per un attimo… un battito di ciglia. Non passiamolo ad occhi chiusi. Continuiamo a esplorare, a guardare oltre e, soprattutto, continuiamo a meravigliarci e a essere meravigliosi.»