Alla ricerca del tempo perduto

Marcel Proust

«Per passeggiare nell’aria, non occorre avere la più potente delle automobili, ma un’automobile che, interrompendo la corsa a terra e tagliando con una verticale la linea che stava percorrendo, sia capace di convertire in forza ascensionale la sua velocità orizzontale. Analogamente, gli uomini che producono opere geniali non sono quelli che vivono nell’ambiente più squisito, che hanno la conversazione più brillante, la cultura più vasta, ma quelli che, cessando bruscamente di vivere per se stessi, hanno il potere di rendere la loro personalità simile a uno specchio, in modo che la loro vita, per quanto potesse essere mondanamente e persino, in un certo senso, intellettualmente mediocre, vi si rifletta, giacché il genio consiste nel potere riflettente e non nella qualità intrinseca dello spettacolo riflesso.»

 

 

«Il tempo di cui disponiamo ogni giorno è elastico; le passioni che proviamo lo dilatano, quelle che ispiriamo lo restringono, e l’abitudine lo riempie.»

 

 

«…un bel libro è peculiare, imprevedibile, e non consiste nella somma di tutti i capolavori precedenti, ma in qualcosa che la perfetta assimilazione di tale somma non basta davvero a farci cogliere perché si trova, appunto, al di fuori di essa.»

 

 

«Giacché, ciò che si è fatto una volta, lo si ripete indefinitamente.»

 

 

«Le cose cui più cerchiamo di sfuggire sono quelle che non riusciamo a evitare.»

 

 

«Il fatto è che quel che proviamo, decisi come siamo a nasconderlo a tutti i costi, non abbiamo mai pensato a come esprimerlo. E, d’improvviso, a parlare in noi è una bestia immonda e sconosciuta, il cui accento può persino far paura a chi riceve la confidenza involontaria, ellittica e quasi insopportabile del nostro difetto o del nostro vizio, la stessa paura che ci farebbe la confessione subitanea, indiretta e bizzarra d’un delinquente il quale non potesse impedire a se stesso d’accusarsi di un assassinio di cui non lo sapevamo colpevole.»

 

 

«Siamo soliti dire che l’ora della morte è incerta; ma, quando lo diciamo, ci rappresentiamo quell’ora in uno spazio vago e lontano, non pensiamo che abbia qualcosa a che vedere con la giornata che stiamo vivendo e possa significare che la morte – o il suo primo parziale impossessarsi di noi, dopo il quale non ci lascerà mai più – potrà verificarsi in questo stesso, e così poco incerto, pomeriggio, il cui impiego abbiamo preventivamente programmato ora per ora. Teniamo alla nostra passeggiata per accumulare, in un mese, la necessaria quantità d’aria buona; abbiamo esitato sulla scelta del cappotto da indossare, del cocchiere da far venire; siamo in carrozza, la giornata si stende intera davanti a noi, breve perché vogliamo rincasare in tempo per ricevere un’amica; ci piacerebbe che il tempo, domani, fosse altrettanto bello; e non sospettiamo che la morte, che camminava dentro di noi su un altro piano, ha scelto proprio questo giorno per entrare in scena, tra pochi minuti, più o meno nell’istante in cui la vettura arriverà ai Champs-Élysées.»

 

 

«dato che non è solo a forza di mentire agli altri, ma anche di mentire a se stessi, che si smette d’accorgersi di mentire»

 

 

«Essere duri e infidi con chi si ama è talmente naturale! Se l’interesse che testimoniamo agli altri non ci impedisce d’essere dolci con loro e pronti a compiacere i loro desideri, vuol dire che si tratta di un interesse menzognero. Gli estranei ci sono indifferenti, e l’indifferenza non spinge alla malvagità.»

 

 

«I legami fra un essere e noi non esistono che nel nostro pensiero. L’affievolirsi della memoria li allenta, e a dispetto dell’illusione di cui vorremmo esser vittime e di cui, per amore, per amicizia, per cortesia, per rispetto umano, per dovere, rendiamo vittime gli altri, è da soli che esistiamo. L’uomo è l’essere che non può uscire da sé, che non conosce gli altri se non in sé; e, se dice il contrario, mente.»

 

 

«La situazione che speravamo di cambiare perché ci era insopportabile, ci diventa indifferente. Non abbiamo potuto superare l’ostacolo, come assolutamente volevamo, ma la vita ce l’ha fatto aggirare, oltrepassare, ed è un miracolo se, tornando a volgerci verso la lontananza del passato, riusciamo ancora a scorgerlo, tanto impercettibile s’è fatto.»

 

 

«La vera vita, la vita finalmente riscoperta e illuminata, la sola vita, dunque, pienamente vissuta, è la letteratura. Vita che, in un certo senso, abita in ogni istante in tutti gli uomini non meno che nell’artista.»

 

 

«Questo lavoro dell’artista – cercar di scorgere sotto la materia, sotto l’esperienza, sotto le parole, qualcosa di diverso – è esattamente l’inverso del lavoro che compiono incessantemente in noi, quando viviamo distolti da noi stessi, l’amor proprio, la passione, l’intelligenza, l’abitudine, ammassando sopra le nostre impressioni vere, per nascondercele completamente, le nomenclature, le finalità pratiche che chiamiamo erroneamente la vita. Insomma, quell’arte complicata è la sola arte viva. Essa sola esprime per gli altri e fa vedere a noi stessi la nostra propria vita, la vita che non può essere “osservata”, le cui apparenze, una volta osservate, hanno bisogno d’essere tradotte e, spesso, lette alla rovescia e decifrate con fatica. È il lavoro fatto dal nostro amor proprio, dalla nostra passione, dal nostro spirito d’imitazione, dalla nostra intelligenza astratta, dalle nostre abitudini, quello che l’arte dovrà disfare; quello che l’arte ci farà compiere è il cammino in senso opposto, il ritorno alla profondità dove ciò che è realmente esistito è sepolto, a noi sconosciuto.»

 

 

«Infatti, mosso dal suo istinto, lo scrittore, assai prima di sapere che sarebbe diventato tale, tralasciava regolarmente di guardare una quantità di cose che gli altri osservano con attenzione, ragione per cui gli altri lo accusavano di distrazione e lui stesso si accusava di non saper ascoltare né vedere; mentre per tutto quel tempo egli dettava ai propri occhi e alle proprie orecchie di ricordare per sempre cose che gli altri sembravano puerili piccolezze, l’accento con cui era stata pronunciata una frase, l’espressione del viso, il movimento delle spalle fatto a un certo punto, parecchi anni prima, da una persona di cui magari non sa nient’altro, e questo perché quell’accento l’aveva già sentito o intuiva che avrebbe potuto risentirlo, che era qualcosa di rinnovabile, di durevole; è lo stesso senso della generalità a scegliere, nello scrittore, ciò che è generale e potrà entrare nell’opera d’arte.»

 

 

«Sono le nostre passioni ad abbozzare i nostri libri, mentre la calma fra l’una e l’altra li scrive.»

 

 

«I dolori sono servitori oscuri, detestati, contro i quali si lotta, sotto il cui dominio si cade ogni giorno di più, servitori atroci, insostituibili che ci portano, per vie sotterranee, alla verità e alla morte. Felice chi ha incontrato quella prima di questa, chi ha sentito suonare, per vicina che l’una debba essere all’altra, l’ora della verità prima dell’ora della morte!»

 

 

«L’opera è solo una sorta di strumento ottico che lo scrittore offre al lettore per consentirgli di scoprire ciò che forse, senza il libro, non avrebbe visto in se stesso. Il riconoscimento dentro di sé, da parte del lettore, di ciò che il libro dice, è la prova della sua verità, e viceversa, almeno in una certa misura, giacché spesso la differenza fra i due testi può essere imputata non all’autore, ma al lettore.»