Cromorama

Riccardo Falcinelli

«Nella società attuale, dunque, il colore non è solo una sensazione né un mero attributo delle cose. Il colore è spesso un’idea o un’aspettativa. Ovvero certe tinte diventano tutt’uno con gli oggetti che le indossano al punto che è difficile pensarli altrimenti.»

 

 

«È però indubbio che, in molti ambiti dell’invenzione, è la velocità la cifra dei nostri tempi. Nell’arte e nel design i linguaggi che riscuotono maggior successo sono proprio quelli che si colgono in un baleno, “a colpo d’occhio”, come si usa dire.»

 

 

«Aristotele, tra i primi, dice che i colori sono il frutto della relazione dinamica della luce con il buio; tant’è vero che non sono visibili se ce n’è troppa o troppo poca. È il miscuglio di chiarezza e oscurità che li genera e dà loro consistenza. Quindi il viola è più vicino alle tenebre, il giallo alla luce, mentre il rosso si trova in mezzo.

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Ma Aristotele non si ferma qui e sostiene che tra i due poli del buio e della luce si diano sette tinte fondamentali.

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È una delle prime attestazioni che i colori siano in un numero definito e che anticipa l’idea che questi possano seguire un qualche ordinamento.»

 

 

«Spesso i bambini piccoli quando vengono sgridati chiudono gli occhi, come se smettendo di vedere sparisse pure il mondo intorno a loro; e tra le domande filosofiche della fanciullezza c’è il chiedersi se una cosa continui a esistere anche quando non la guardiamo più. Crescendo abbandoniamo questi convincimenti magici, eppure certe domande si ripropongono in tutta la loro forza quando abbiamo a che fare col colore. Se chiudiamo gli occhi, infatti, le cose intorno a noi di certo continuano a esistere, ma il loro colore no. Chiudendo gli occhi il colore smette di esserci, perché il colore non è qualcosa che esiste a prescindere da un occhio che lo sperimenti.»

 

 

«Per quanto si possa suggerire che la contrapposizione fra rosso e nero sia più marcata e seducente di quella fra verde e beige, si può avere ragione novantanove volte su cento, eppure ci sarà sempre l’occasione in cui un verde col beige si rivelerà formidabile e perfetto. È il gioco del talento e della sensibilità. Nella costruzione del colore non conta allora l’armonia, quanto avere una storia da raccontare.»

 

 

«Potremmo dire che nel mondo contemporaneo il rosso, spiccando rispetto al circostante, è prima di tutto una maniera importante di occupare lo spazio, una presenza egocentrica e volitiva. Più che un significato è un tratto caratteriale. La Ferrari, il Campari, la Coca-Cola o gli estintori antincendio sono rossi perché il loro ruolo è distinguersi con forza.»

 

 

«La ragione per la quale i colori delle squadre sono sempre a coppie è dovuta al fatto che per un sistema di tinte singole non è facile da memorizzare.

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Un colore isolato è psicologicamente mutevole e può essere scambiato con facilità per un altro, mentre di una coppia memorizziamo la relazione tra i due elementi.»

 

 

«La comunicazione non è un insieme di nozioni che vengono passate da un emittente a un destinatario, la comunicazione è un processo; e in questo processo alcuni pezzi possono andare perduti, essere fraintesi o addirittura sovrainterpretati. I significati cromatici delle merci sono tutto ciò che accade tra l’acquirente che non ha opinioni e quello che ne ha troppe.»

 

 

«Nessuno è così libero da tirarsi fuori dalle pratiche sociali.»

 

 

«Secondo gli storici della lingua all’origine della parola “colore” ci sarebbe il verbo “celare”: le apparenze fenomeniche seducendo lo sguardo nasconderebbero la vera essenza delle cose. Il colore, dunque, si mette tra noi e la conoscenza.»

 

 

«La differenza tra rosa e celeste attribuita a maschietti e femminucce è infatti recentissima ed è quanto di più convezionale si possa immaginare, tanto che fino all’Ottocento accadeva esattamente il contrario: il rosa spettava ai maschi perché era sentito come una versione addolcita del rosso, tinta focosa e virile per antonomasia; mentre il celeste era il colore delle bambine in omaggio al manto della madonna.»

 

 

«In generale è difficile trovare corrispondenze consistenti tra mondo fisico e mondo fenomenico perché a variazioni unidimensionali di grandezze fisiche corrispondono molteplici variazioni di grandezze psicologiche.»

 

 

«Lo scarto tra come percepiamo le cose e come decidiamo di pensarle è una caratteristica fondamentale di tutta l’esperienza cromatica. Del resto proprio l’uso che facciamo dei termini bianco e nero nel linguaggio comune è rivelatore: chiamiamo bianco il vino anche se lo vediamo giallo, e diciamo che l’uva è nera anche se la vediamo viola. Bianco e nero sono dunque, ancor prima che fenomeni, concetti con cui parliamo del massimo chiarore e della massima scurezza all’interno di circoscritti sistemi di riferimento. In parole più semplici: noi, come gli antichi, dicendo “bianco” quasi mai ci riferiamo a una tinta.»

 

 

«Perché per astrarre il mondo bisogna prima averlo smontato, e perché i concetti vengono formulati solo quando le pratiche concrete lo reclamano.»

 

 

«In un certo senso è l’industria che ha contribuito a staccare per sempre il blu dal mare, poiché è solo quando il blu diventa una cosa in sé - come un pigmento o una tintura, a prescindere da percezioni blu - che possiamo finalmente nominarlo. Non è cambiato dunque il nostro occhio, ma il nostro sguardo.»