«… il genio può essere confinato dentro un guscio di noce e ciò nonostante abbracciare tutta la pienezza della vita.»
— Thomas Mann
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«In ultima analisi, noi contiamo qualcosa solo in virtù dell’essenza che incarniamo, e se non la realizziamo, la vita è sprecata.»
— C. G. Jung
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«È dunque questo che chiamiamo vocazione: la cosa che fai con gioia, come se avessi il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo?»
— Josephine Baker
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«a) riconoscere la vocazione come un dato fondamentale dell’esistenza umana; b) allineare la nostra vita su di essa; c) trovare il buon senso di capire che gli accidenti della vita, compresi il mal di cuore e i contraccolpi naturali che la carne porta con sé, fanno parte del disegno dell’immagine, sono necessari a esso e contribuiscono a realizzarlo.»
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«Una vocazione può essere rimandata, elusa, a tratti perduta di vista. Oppure può possederci totalmente. Non importa: alla fine verrà fuori.»
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«Le persone eccezionali manifestano la propria vocazione nel modo più lampante e forse da questo dipende il fascino che esse esercitano. Forse, anzi, sono eccezionali perché la loro vocazione traspare con tanta chiarezza e perché esse vi aderiscono con tanta fedeltà. Sono modelli, esempi di vocazione e della sua forza, e anche di lealtà verso i suoi segnali. È come se queste persone non avessero alternative.
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Le persone fuori dal comune costituiscono la prova più efficace perché rendono visibile ciò che noi comuni mortali non possiamo vedere. È come se noi fossimo meno motivati, più distratti. E tuttavia a muovere il nostro destino è il medesimo motore universale. Non è che le persone fuori dal comune appartengono a una categoria diversa: solo, in loro il funzionamento del motore è più trasparente.»
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«Per cambiare il modo di vedere le cose, bisogna innamorarsi. Allora la stessa cosa sembra del tutto diversa.»
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«Di tutti i peccati della psicologia, il più mortale è la sua indifferenza per la bellezza. Una vita, in fondo, è una cosa bella.»
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«Se consideriamo il fatto che il tradizionalismo ha una forte componente genetica, questo dato ci aiuta a capire perché il genio chiama lontano dalla vita tradizionale? Per molti secoli, dai Problemata di Aristotele sulla follia melanconica (o furor, lo stato mentale fuori della norma delle persone “creative”), giù giù fino a Cesare Lombroso nell’Ottocento, la vocazione è sempre stata accostata o addirittura identificata con l’antitradizionale e l’anormale. Nell’immaginazione popolare, novità e originalità sono il contrario di tradizione, come se l’ispirazione dovesse per definizione opporsi all’ordine, alla disciplina, alle regole, all’autorità, insomma al “tradizionalismo”.»
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«La teoria dice che la dotazione genetica dà luogo a una configurazione assolutamente unica, ereditata dal materiale genico di entrambe le linee genitoriali. “Io posso ricevere il dieci e il re di picche da papà e il fante, la donna e l’asso di picche dalla mamma, tutte carte che non hanno mai contato molto in nessuno dei due alberi genealogici, ma la cui combinazione in me potrebbe produrre… un nuovo record olimpionico”. A determinare l’unicità non è tanto il mazzo di materiale genico, la mano di carte che ho ricevuto, quanto il modo in cui le carte si dispongono, formando una particolare, e vincente, configurazione.»
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«Quando ci innamoriamo, incominciamo a immaginare al modo romantico, veementemente, sfrenatamente, follemente, gelosamente, con intensità possessiva, paranoide.»
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«Siamo innamorati perché c’è l’immaginazione.»
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«Ciò che conta è la passione, e la passione può avere un valore predittivo del talento e diventare una forza motivazionale più efficace di altri più consueti parametri.»
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«Il cogliere la strizzatina d’occhio del fato è un atto di riflessione. È un atto del pensiero; mentre il fatalismo è uno stato del sentimento, un abbandonare la ponderazione, l’attenzione per i particolari, il ragionamento rigoroso.»
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«Il talento è solo un frammento dell’immagine; molti nascono con il talento della musica, della matematica, della meccanica, ma solo quando il talento è al servizio dell’immagine totale e ha il supporto del carattere adatto a quell’immagine si manifesta l’eccezionalità. Molti sono i chiamati, pochi gli eletti; molti hanno talento, pochi il carattere che può realizzare quel talento. È il carattere il mistero; e il carattere è individuale.»
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«L’abitudine è il carattere, e diventa il destino.»
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«In questa società e in quest’epoca, in cui i tipi strambi, per essere curati da prepotenti intensità individuali, sono rinchiusi in ospizi, impasticcati di serenità serotoninica e riabilitati nei gruppi; in cui qualsiasi cosa “troppo” diversa viene emarginata, diventa particolarmente importante per la coscienza della nazione sostenere attivamente il fuori dall’ordinario. Se l’eminenza dipende dal destino e il destino dal carattere, non basta l’ammaestramento morale. Lasciamo perdere le esortazioni dei pedagogisti e concentriamo invece l’attenzione sul destino e in particolare sul destino delle persone eminenti. Nostri pedagoghi sono le loro immagini: il loro coraggio, la loro ambizione e i loro rischi.»
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«Sembra così difficile, infatti, farci entrare in testa che da un altrove possono venirci messaggi più importanti per la condotta della nostra vita delle informazioni che passano per Centel e Internet, significati che non scorrono veloci facili e agevoli, ma anzi si trovano codificati specialmente negli eventi dolorosi, patologizzati, che forse sono rimasti l’unico modo in cui gli dèi possono svegliarci.»
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«La vita non è soltanto un processo naturale; è anche, forse più ancora, un mistero. Il voler spiegare le verità occulte della vita per mezzo di analogie con la natura rientra nella “superstizione naturalistica”, la quale presuppone che la vita psichica ubbidisca esclusivamente alle leggi della natura quali sono descritte, per esempio, dall’evoluzionismo e dalla genetica. Gli esseri umani cercano instancabilmente di decifrare il codice dell’anima, di penetrare i segreti della sua natura. Ma se la natura dell’anima fosse non naturale e non umana? E se ciò che cerchiamo fosse non soltanto un “qualcos’altro”, ma si trovasse altrove, anzi non avesse alcun “dove”, a dispetto della vocazione che ci invita a cercare? In realtà, non c’è alcun luogo dove cercare, al di là del dato della vocazione. Parrebbe più saggio rispondere alla chiamata, anziché eluderla mettendoci a cercare la sua fonte.»