Archive 2.4

Sep-Oct 2022


Il tuo posto fa schifo solo se si pensa ci sia tu, deve esserti chiaro. Un giorno ritornerò a sfruttarlo, a frequentarlo per allenarmi, per divertirmi. E non pensare che in questo periodo la mia vita cambi, non solo non devo, non voglio, e nemmeno per sbaglio mi avvicinerei a voi, luridi topi. Mi è stato tolto solo un pixel dei miliardi di pixel quadrati che mappano la Terra. Grazie alla vostra messa in scena, che vi dico, avete architettato davvero male, sono solo più sicura di quanto la “famiglia” Vaccamuto-Seganos faccia schifo, e me n’ero già profondamente accorta. Spero davvero, attrice fallita, non sia vero che tu stia soffrendo di quel tipo di paura, di ansia: mi viene da ridere, ha paura di me poverina ahahah! Avete avuto solo una grande paura che io parlassi del porcone depravato in giro, e vi dava fastidio vedermi felice lì intorno… Ma così facendo non avete risolto proprio niente, avete solo spostato più in là, momentaneamente, una cosa che avverà sicuramente: racconterò di voi, siete parole vive, vi sfrutto da parecchio e vi sfutterò per sempre. Anche la puntata 6 di ☞Le Mille e una Novella utilizza cosa mi avete fatto, l’avete già ascoltata: ecco, ho corretto quello “scorgi” che per la fretta avevo letto erroneamente.

— 29 ottobre 2022


Io non ho mai ricevuto nessuna comunicazione dell’inizio delle “indagini”, non è quindi nemmeno corretto quel provvedimento. Per mesi avevo smesso di scriverti perché fai schifo, non perché avessi ricevuto una qualche notifica. Se avessi ricevuto le parole (insignificanti, spinte solo dalla voglia di rivalerti ma false) che hai saputo raccontare per accusarmi di colpe che non ho, – e tu al contrario ne hai molte, dall’inizio alla fine –, avrei smesso all’istante di dare possibilità a una psicopatica (l’unica e vera, tu, non osare pensar di sapere cosa significhi avere il mio fuoco nel cervello del 2015, un’esagerazione di vita, di entusiasmo, un eccesso di salute (!) che viene a chi il cervello e l’impegno li spinge al massimo). Il documento che ho ricevuto è pieno di contraddizioni, errori, e soprattutto non menziona l’Aeronautica, questo sito, i miei podcast, cosa studio… afferma che fingo di allenarmi ahahah! E i film che ti ho inviato? I cioccolatini che ti ho regalato? Ti sono piaciuti tutti? Un giorno rivorrò “Ammonite” indietro. Hai provato a raccontare la storia all’inverso, infatti alla fine quello che hai raccontato è tutto falso. Non voglio morire, l’ultima volta ti ho presa per il culo, e mi sembrava si capisse ahahah: non ti confondere con la tua morte… Se vuoi qualche anticipazione di come accade potresti ascoltare la puntata 92 di ☞Tenero Gheriglio. Ti auguro il peggio, il tuo posto fa schifo, meno male che ora ho la scusa per non venirci: semplicemente è che mi affeziono alle cose, ai luoghi, alle persone, lì ci siamo conosciuti io e Mario. Ma poi ci ritorneremo insieme, ci andavamo solo per noi, non per te, vipera.

Sincerely, Miriana.

PS. Ho aggiornato il post ☞Ti ho mandato il mio culo, ora sì che ci siamo.

— 25 ottobre 2022


Che senso avrebbe avuto censurare (come ho fatto in precedenza) alcune parole dell’inserimento qui sotto? Questo posto è mio, e il più diretto che esista.

Stamattina però vorrei fare un appunto importante, determinante. Una puttana non è una ragazza che gioca sulla strada, e questo è scontato. Ma secondo me non è una puttana nemmeno una disperata che si usa per soldi; una vera puttana è una come la schifosissima Vaccamuto (e il nome è scelto non a caso: una puttana che ormai può solo stare zitta, in un muto perpetuo). Quindi la strada non c’entra nulla, la vomitevole Vaccamuto pratica volutamente a casa, a scuola, sempre chiusa tra sporche e colpevoli mura.

— 24 ottobre 2022


UPDATE post inserimento: Ma a chi cazzo frega di quel pedofilo, me la sono presa fin troppo. Però davvero, non potevo credere a quello che stava succedendo, a quello che stavo vedendo e sentendo. Sarà stato solo invidioso per quanto riesco a divertirmi con la musica (perché di quella non ha detto nulla? Bella eh?!) e con uno stupido pallone, lui la domenica vaga da solo sul suo lentissimo triciclo, non ha niente e nessuno.

 

Sono delusa. Ah ma non dai Vaccamuto-Seganos: loro sono sempre superlativi, sia chiaro. Dopo un anno e un mese si sono riandati a prendere il loro zerbino consumatissimo e zozzo, dopo aver ricevuto da parte mia lo spettacolare racconto di quanto fosse accaduto (e poi ovviamente non leggono, non ascoltano cosa scrivo…). Spero perlomeno lo abbiano buttato subito via, lo abbiano fatto sparire all’istante per vergogna, se lo dovessero riutilizzare che schifo ahaha! Quindi, sono delusa, perché non è possibile che col pallone non possa giocare da nessuna parte. Oggi a un certo punto è passato un signore in bicicletta mentre stavo giocando col pallone sulla strada, su quella stupida strada secondaria che il fine settimana è semideserta, stavo facendo i palleggi come spesso mi piace tanto fare di domenica pomeriggio… e indovina? Poco dopo ripassa lo stesso signore, apposta, e non mi sono tolta dalla strada, ho solo fermato il pallone per aspettare ripassasse, dato che ci stavamo assolutamente in due, in una strada a doppio senso sai… No. Mi vuole investire, rimango ferma e vuole investirmi, per poi dire (ricordiamoci che è ritornato indietro apposta per dire questo) “non si gioca col pallone sulla strada”. Mi sono arrabbiata molto, perché su quella strada tutti i giorni restano in sosta (questa sì che è davvero vietata) numerose macchine per parecchi minuti, a volte quasi ore, e adesso che stanno facendo dei lavori e in un tratto la strada non è percorribile, c’è un semaforo per scandire il passaggio delle macchine nei due sensi, e mentre stavo giocando è stato violato dalla metà degli automobilisti – uno stava per fare veramente un frontale: nonostante avesse visto in attesa un’auto dall’altra parte, è passato col rosso a grande velocità; chiaro, poi sono io nel torto. Sono delusa, così delusa che prima di tornare a casa ho scritto una poesia tristissima, ma la pubblico per il mio solito senso di completezza, trasparenza; è quello che ho sentito in quel momento, quello che provo ancora adesso. A quel vecchio in bicicletta deve venire un tumore bruttissimo, presto: quella cosa a un gruppo di ragazzini non l’avrebbe mai fatta, non l’avrebbe mai detta. Non ha mai giocato col pallone sulla strada, è nato già vecchio. Che schifo.

 

Non si gioca sulla strada,

Con la palla, non si gioca;

Sulla strada si fa la puttana,

Non calcio, ma la puttana.

 

Non posso giocare in piazza.

Non posso giocare in strada.

Non posso giocare nel campo,

A calcio, ma stai scherzando?

 

Sono una donna,

Quindi sono solo una puttana.

Non sono un uomo,

Allora posso fare solo la puttana.

 

— 23 ottobre 2022


Ciò che scrivo contiene spesso, è comprensibile, dei richiami alla Matematica, all’Informatica. Vedi per esempio “il malcapitato oggetto di frontiera” interpretato dallo zerbino nell’ultima puntata di ☞Le Mille e una Novella, che mi è parso come un punto di frontiera dell’insieme “casa”, nello spazio R n-dimensionale con n=3, o n=4 se ci interessa sapere, e direi che ci interessa, in quale istante di tempo lo zerbino si trova nella posizione descritta dalle altre tre variabili; oppure possiamo ripescare “imbarazzanti secondi di buffering”, e ancora “soprattutto per evitare di crear altre contraddizioni, che per me diventavan tautologie” espressioni prese in prestito, nell’ordine, rispettivamente dall’Informatica e dalla Logica, e che si trovano facilmente scorrendo questa pagina: ma se ne possono trovare parecchie ormai, in tutti i miei testi.

— 22 ottobre 2022


Non c’è proprio nulla da incriminare, piuttosto tantissima sostanza da ammirare. Anche la puntata 5 di ☞Le Mille e una Novella è stata pubblicata, e dopo la puntata 4 e tutte le precedenti rifaccio il botto, wow! Devo solo festeggiare, e continuare a lottare per affermare le mie cose meravigliose: tutto è andato e andrà nel modo migliore a cui potessi aspirare.

— 21 ottobre 2022


Se il mio lavoro è quello di scrittrice non so quale ragione dovrebbe privarmi dal praticarlo. Ho ancora molti pensieri sul famoso sabato, sono testi già formati, che si imprimono nella mente senza scollarsi. Quel giorno è stato tutto molto patetico, a partire da quell’uomo calvo che io credo sia il vicepreside, fino ad arrivare alla preside. Si sono presentati senza chiedermi nemmeno il nome, ma se avevano così tanta voglia di incriminare il mio gesto, non avrebbe dovuto essere la prima azione da fare? “Lei è?”, “Miriana Novella”, l’avrei urlato a testa alta e a gran voce, perché cari miei la vostra scuola è atroce, come minimo come gli altri 7 miliardi di scuole disseminate sulla Terra. È una prigione da cui tutti vogliono uscire il prima possibile, e chiedetevi il perché: insegnate a stare seduti su una sedia, anzi nemmeno quello, magari propagandaste la corretta postura da mantenere, insegnate a perdere le speranze, a mollare qualsiasi passione per le vostre inutili materie che invece sponsorizzate come sostanza indispensabile. La sostanza è altro, è capire la fatica, il dolore, il sudore, la collaborazione, la solidarietà, la costanza, tutte cose che sui vostri dannatissimi banchi freddi e pallidi non si capiscono. La vita comincia esattamente un passo fuori dalle vostre scuole piene di pregiudizi, gerarchie, gente coi soldi e gente no, gente sveglia e gente in difficoltà, gente, trattate solo della casuale gentaglia, disprezzate chi dovreste sollevare, spingere nel mondo con la rincorsa, lo schiacciate e ne siete consapevolmente felici. Sono ben fuori da quella scuola, come ha detto la preside, la quale però non può sapere come, perché è sempre il come a determinare il quanto; come può immaginare i voli in Aeronautica, il Politecnico, i libri che ho letto, i miei podcast, questo sito, la scrittura, lo sport, il windsurf, ecc ecc… Ho semplicemente detto, ai muri di quel posto scandaloso, che visto che non ho la laurea quella donna isterica mi ha cominciata a giudicare, per esaltarsi ed esaltare il suo figlio porco esemplare, ma no, nemmeno lui vale niente: non ho la laurea perché ho le lauree, le esperienze, le lotte e le rivoluzioni che non possono esser messe su fogli di carta da appendere a un muro, perché come minimo devono occupare spazi tridimensionali, se non iperspazi, universi propri. Cara preside, “sono la preside” avrebbe dovuto ricevere risposta “e io la principessa sul pisello”, perché ero arrabbiata ma l’ironia avrebbe dovuto far cadere la stupida facciata che quella scuola schiaccia-deboli ha da sempre. I pettegolezzi tra i professori, che si sparlano l’uno dietro all’altro quanto i bambini all’asilo prevaricano sul prossimo per il miglior posto al pasto. Sgomitate, anche tu preside e il calvo vicepreside o chicchessia, che per mandarmi via ha alzato la voce come un maiale, indicando la porta sbagliata, tanta fosse la fermezza della sua imposizione; una scarna proposta, ai miei occhi. Un altro grandissimo (calvissimo) stronzo a gestire ragazzi in gamba: lo subiscono e poi fuori dalla scuola sanno di essere migliori di lui, perché hanno dei sogni, la forza di andare avanti nonostante la gestione dei più retrogradi partecipanti a questo stupido gioco di forze, assidui dalle caratteristiche mediocri, scarti della società: la scuola è piena di persone che dovrebbero sapere tanto ma che sanno solo il loro solito discorso mai aggiornato, da blaterare in una spiegazione superflua, qualcosa che fa solo venire il mal di pancia. La vita è fuori, non di certo nelle vostre porte chiuse (aperte) e piene di giudizi… L’omino col cestino disegnato sul ventre che si trova vicino a quei contenitori differenziati per la spazzatura rappresenta quello che la scuola mi ha fatto pensare io fossi, una ragazza etichettata col simbolo del cestino, un’altra schifezza mostruosa da buttare. Grazie per rendere gli studenti i vostri cessi, da riempire senza ritegno di escrementi puzzolenti, insegnamenti di sedentarietà, e il caloroso incitamento a isolarsi, sentirsi diversi, sbagliati, soli, stupidi, sottomessi, a elementi come la donnauomo, che punta il dito, seleziona, quando è semplicemente una vecchia che si comporta come una bambinona. La vita è fuori, fuori di lì, lontano da voi; presto pagherete la vostra pena.

— 19 ottobre 2022


Stasera sto così bene, ho avuto tutte le risposte che cercavo, non potevo chiedere di meglio, svegliatemi, non sarà mica un sogno! È impeccabile come non ci siano più misteri sulla donnauomo – che starà leggendo ancora ognuna delle parole che la riguardano, visto che nella vita non ha altro –, ma nemmeno sui sentimenti che viaggiano tra me e Mario. I suoi bacini sul viso oggi hanno reincarnato in me dei pensieri lontani, all’apparenza iniziale defunti ma ora, a quanto pare, quiescenti, e i desideri che qualcuno possa amarmi; tutto sembrava negarlo negli ultimi tempi, negli ultimi anni. Ma non mi sto riferendo alle stesse emozioni che provengono da quelle coppie forzate, a quei matrimoni finti tra persone che poi ogni sera si rifugiano nel loro androne, per risolvere le proprie faccende da sole, e che scappano dalla televisione, puntuali, quando sta trasmettendo l’insopportabile partita di calcio, o ancor più tristemente scappano da possibili discorsi, mentono, non sono onesti, privando i più vicini del rispetto, ma chiedendo sempre e solo quel calcolato aiuto, tacendo le questioni personali più vere… La verità resterà sempre l’unica cosa che conta, anche se nessuno la predica, e anche se non è in voga, non è di moda, continuerò a corteggiarla: perché non serve me lo si dica, so bene che è uscita tutta ancora una volta.

— 18 ottobre 2022


Più volte mi è ritornato in mente quando sabato 8 ottobre mi hai detto “mi dispiace, perché stai male…”. A te non dispiace mai nulla, ti importa solo della grandezza della tua pancia piena, tranquilla. In ogni caso è banale che per me non avresti mai dovuto veramente dispiacerti, l’ultima cosa che ispiro è la pena (avresti dovuto amarmi, per quello che sentivi, ma non ne sei capace, amen); quel sabato ero solo arrabbiatissima, e non avevo alcuna intenzione di trattenere la mia rabbia (ne sono perfettamente capace, so trattenere tutte le emozioni, anche sulla posizione di attenti per 5 ore, vallo a chiedere a chi mi ha valutata in Aeronautica, ma… se devo o voglio). Poi penso a quando mi sono avvicinata a te e si vedeva chiaramente avessi il timore io potessi sollevarti e scaraventarti contro al muro… Ma allora, ti faccio pena o solo invidia? Ahahaha. Credo solo la seconda. No perché sai, quando mi alleno sotto casa tua – da prima che sapessi lì ci fosse casa tua –, non faccio nulla, nessuna fatica, non impiego nessun impegno per mantenere il fisico incredibile (un ragazzo diceva che il mio corpo fosse perfetto, simile a un tempio, un luogo di culto, di venerazione) che dopo una vita di sport e movimento ho costruito. Tu dici, nella tua ignoranza preistorica, che i miei muscoletti li guardo e si mantengono potenti, in un equilibrio di forze perfetto, ma ovvio, si tratta solo di fortuna, genetica… Ahahaha, come no!

Non ho più parole su di te, hai fatto di tutto per non cadere in basso, nonostante ti fossi accorta stessi sfidando (per dire, rimarrai sempre sotto, mai in un confronto alla pari con me) una persona che vale troppo rispetto a te, e come esito ti sei sfracellata schiantandoti sul fondo di un pozzo profondissimo. Domani a pranzo io e Mario mangeremo la pizza da soli, quella in tre non la mangeremo mai; una donna come te è un’ossimoro (sì, ho volutamente messo l’apostrofo, per richiamare il femminile, non che tu spesso ai miei occhi non appaia come un’uomo, per quell’insensibilità senza senso che pratichi…), una vecchia strega malvagia. L’unica soluzione per migliorare ciò che sporchi, quei poveri ragazzi e tutti, anche se forse l’hai già fatto, è che tu presto muoia.

— 17 ottobre 2022


Insomma, a differenza di quello che avevo percepito nel mio stato di arrabbiatura irrefrenabile dopo averti vista sabato, in realtà nessuno ti ha difesa, se non tuo marito, il quale è stato obbligato a farlo dalle circostanze imbarazzanti in cui grazie a te si è ritrovato, e non sto assumendo lui sia una persona di maggiore valore, siete ugualmente insulsi e vi siete trovati (in Norvegia) per lasciare al mondo un terzo individuo ancora più imbarazzante; hai voluto colpevolizzare tutti quando l’unica colpevole della tua ignoranza, della tua maleducazione, del tuo essere irresponsabile e del tuo menefreghismo senza cuore sei tu.

Sono molto contenta, di certo ho vinto io, non hai vinto tu. Sto imparando a stimarmi di più, perché in fondo in questo mondo non è presente molta qualità, al di fuori di quella finta, simulata: tante volte mi sento aliena, e se da una parte mi fa sentire unica, dall’altra mi fa sentire sola. La qualità di cui scrivo è appunto quella che mi viene invece spesso riconosciuta, come speciale, rara, introvabile. Hai provato, fallendo, a denutrire la qualità delle mie capacità, delle mie azioni, dei miei pensieri, delle cose che fuori dal coro conquisto ogni giorno in una battaglia costante, per tentare di tirarti fuori dalla tua situazione irreparabile: non credo di aver mai trovato, sul mio incredibile (è incredibile!) percorso di vita, una persona più sgradevole di te. Ricorderai per sempre tutto questo, è tanto: non resta più alcun dubbio.

Come ti piace tanto ricordare ho 25 anni (non capisco perché lo continuavi a ripetere sabato, a chiunque, forse volevi sottolineare che tu ne hai 65, e che quindi non devo avere a che fare con una vecchia demente infantile così? Ahaha!), ma in confronto a te, che ne hai 65 ma sembra non ne abbia neanche 3, ne ho minimo 100. Già adesso lo sono 500 volte… ma a 65 anni sarò sicuramente 1000 volte meglio di te.

— 13 ottobre 2022


Restano in sospeso alcuni dettagli importanti, e non li lasceremo attendere ancora. Non sei intelligente, sei una deficiente. Anche quei tuoi alunni che sabato sono rimasti vicino a te (che hai trattenuto vicino a te) alla fine dell’orario scolastico – non mi ricordo nemmeno per cosa, ah sì perché da sola non sai interfacciarti con me, o per meglio dire, quando l’hai fatto sei rimasta così scottata che non riproveresti più –, non hanno saputo dare un fermo giudizio al tuo lavoro. Alla mia domanda “spiega bene?” dei tre ha risposto solo uno, quello con la mascherina chirurgica stropicciata, messa sostanzialmente per fingere, dato che non è più obbligatoria e gli stava coprendo solo la bocca (toglila no, fai ridere!); gli altri due, nonostante la situazione fosse favorevole al lecchinaggio, non hanno detto nulla, rispondendomi quindi con un “insomma, mica tanto”: li stimo tantissimo, hanno dubitato, non hanno creduto semplicemente alla stupida che sei senza avere corpose informazioni sulla faccenda. Per giunta, il ragazzo ipocrita che ha risposto, che onestamente con quella mascherina malmessa perde già tutta la sua credibilità, non è riuscito nemmeno a rispondere in maniera convinta – cosa che ci si aspetterebbe da uno che è abituato a fingere –; ha pronunciato un timido “siii…” dopo aver fatto scorrere parecchi e imbarazzanti secondi di buffering, senza neppure condirlo con un qualche tipo di “mi trovo bene con le spiegazioni, l’organizzazione, le verifiche…”: niente di niente. Non aggiungo altro.

In più mi piacerebbe riportare anche questo. Quando ti ho ripetutamente chiesto se hai letto il sito (questo), eri completamente concentrata nel mantenere un silenzio difficoltoso e forzato, per evitare di cedere, e cercavi di non guardarmi negli occhi, pensando di riuscir così a non farmi capire, ma esaudendo il mio intento: non guardandomi negli occhi mi hai fatto capire nettamente che hai letto molto bene la descrizione dello scambio di sguardi negli occhi avvenuto giovedì tra me e tuo marito, di cui ho scritto, prima di vederti sabato, due inserimenti qui sotto. Alessandra, nascondere la verità non è stato possibile, sei così facilmente decifrabile, deducibile… Un’imbecille.

— 12 ottobre 2022


Per riassumere quanto sei schifosa:

Hai letto tutto fino a qui, come potevi evitarlo, è troppo bello; ti ho ribaltato la vita e la visione, per questo non riesci ad ammettere che ho ragione (ma sostanzialmente leggendo sempre tutto, e attuando alcune modifiche alle tue cose per quello che ti ho detto, l’hai ammesso) e ad avere più a che fare con me. Ma nemmeno io voglio, neanche per sogno, ti ho dato fin troppe possibilità. Rifarei tutto allo stesso modo, una persona così merdosa andava fermata, le andava detto cosa fa, cosa rappresenta, una donna maschilista, moralista, senza logica e senza testa.

— 10 ottobre 2022


Finalmente ti ho rincontrata per l’ultima volta. Mamma mia, angelo stapizza, per fortuna la scrittura non è mai tempo perso, mai, è meravigliosa… Ma ho scritto a una persona che amavo (no non amo più nulla di te, manco gli occhi fuori dalle orbite ahaha) ma che fa davvero schifo. Aveva ragione Swann, in Proust; sei solo una p******a come Odette, vai con tutti, giudichi tutti, ma non sai amare, non sai stare con nessuno. Alessandra è un nome di merda, ogni volta dirlo mi faceva sentire quelle s schifose e gridavo aiuto. L’amore è davvero cieco, ma tu e Pierfilippo (a proposito di nomi di merda) senza gli occhiali anche di più.

È la vita (sennò cosa, la morte? Naaah. Non mia, forse tua.), siamo passati da ☞“Ti ho rivista”, a ☞“Ti ho mandato il mio culo”. Addio davvero, quanto lo aspettavo.

P.S. Perché il documento dei compiti delle vacanze estive quest’anno era perfetto (della tua perfezione dai, non potrai mai arrivare di certo alla mia), e finalmente hai dato da leggere non solo un capitolo del libro “I bottoni di Napoleone” ma tutto? Tu hai letto e ascoltato sempre tutto di me, e anche tuo figlio, che in ogni caso rimane un porco: continuerai a leggermi negando; il libro su di te, se ho voglia e lo faccio, sarà uno sballo. Almeno quanto vedere quanto leccaculo (serata culosa) erano i tuoi alunni oggi per mettersi da parte un buon voto.

— 8 ottobre 2022


Partiamo con l’ammettere che mi sarei aspettata tutt’altra giornata. Continuiamo col dire che sono molto felice di cosa ho capito. Oggi ti ho rivista, dopo un anno e 5 giorni ho risentito la tua voce dolcissima, ma incredibilmente mi è sembrato ci fossimo viste ieri l’ultima volta. Piccolo dettaglio che distorce ma amplifica il tutto: non eravamo sole, c’era anche tuo marito. Avrai pensato che a un certo punto avremmo cominciato a lottare per te, non so se tuo marito avrebbe avuto la meglio, è alto d’accordo, ma il mio fisico è tosto almeno quanto quelle panche di marmo finto giù da te, quando cerco di usarle come le panche imbottite della palestra. In un momento ci siamo guardati negli occhi come se volessimo entrarci dentro, scoprire cosa ci lega a te, uscire, dire ah sì capito… Sei tu, sei incredibile, e anche oggi io non so se ero molto lontana dal prenderti in braccio e portarti via. Poi tuo marito avrebbe potuto chiamare davvero i Carabinieri (non sono sicura ma credo che quando oggi l’ha fatto, per diverse ragioni, abbia finto, solo che a quel punto tu non c’eri più, non c’era più niente di interessante lì sotto e sarei dovuta andare via), ma nessuno avrebbe disturbato una ragazza (boh, non so, io i 100 anni li sento pesare spesso) portare via in braccio una donna bellissima, e sentire la bellissima donna dire “no lasciami, ma portami via andiamo ti prego”. Sì amore, sei illogica quando ci sono io di mezzo. Ma ripartiamo dall’inizio: per le 13:50 arrivo all’uscita dal tuo lavoro, ricordando il tuo orario, ma non trovo la tua macchina, faccio il giro completo del parcheggio, scappo dalla mandria di ragazzini che ormai dati i miei 100 anni puoi comprendere non sopporto, con la mia macchina arrivo sotto casa tua sperando tu arrivassi lì, accompagnata da chiunque, ormai ero disposta ad accettarlo, ma niente, allora mi scappava la pipì (oh senti) e sono andata al Comune a farla, bagno sempre pulito, parcheggio la macchina dove posso lasciarla, ritorno a piedi a casa tua, mi butto nei box grazie a una macchina appena entrata, vedo il tuo box acceso, con due persone dentro, tu e tuo marito. Apnea finita, cerco di capire cosa stessi facendo, niente, era tipo un due tre stella, chi si muove ha perso, ah no, esce tuo marito, con la mascherina, non saprò ancora (per poco) com’è precisamente il suo volto, perché poi non l’ha proprio tolta, mi fa “lei non deve stare qui cosa ci fa qui” “un giro”. Comincio a metterlo in ridicolo, mi viene bene, “chiamo i Carabinieri è proprietà privata” “chiami” ahahah… Il tutto procede in maniera esilarante, fino a che tu poi vai via, soprattutto per evitare di crear altre contraddizioni, che per me diventavan tautologie. Una su tutte: come fai a sapere e ad avermi detto di Mario se non hai letto le mail, che hai detto di aver messo nello spam (forse in una cartella denominata spam “che Pierfi tanto ci casca”?), ma al mio “le hai lette tutte” silenzio, sguardo distolto che so ormai voler dire “mi ha beccata”, e a non aver letto tutto su questo sito, che ami e non hai mai voluto perdertene un dettaglio? Ti voglio, e ritornerò, senza Pierfi (che per carità non mi fa nemmeno il solletico, ma con lui in mezzo come posso vedere cosa senti davvero? L’avrei cacciato quando non ti faceva esprimere, e tu volevi…). Non avrei mai pensato di divertirmi così oggi, era iniziata male ma poi vi ho beccati precisissima, sono sicura tu stessi agendo da arrabbiata, beh ci credo ne abbiamo passate tante, ma appunto per questo, per i test che dolorosamente ci hanno fatte crescere, credo tu non ti sia disaffezionata a me per niente. E ho letto vagamente in te la gelosia, per Mario, il tono provocatorio “ora c’è lui, stai con lui” (ah di certo, nessuno lo fa andare via, ci vogliamo tanto bene…), ma anche la gelosia e l’arrabbiatura di tuo marito, perché dopo tutto quello che vi combino non riesci a dirmi di no, ad andartene senza fingere, a evitare di guardarmi nei tuoi passaggi in macchina, e da dietro alla tenda della cucina e dello studio (ti vedo, ti vediamo, ci guardi, sì siamo belli io e Mario), come se il giorno che piansi e mi disperai sotto casa non mi fossi accorta avessi impedito a chiunque di far scendere le tapparelle come sempre per non fare entrare in casa troppo sole “Alessandra ma qui stiamo prendendo troppo sole addosso” “fottetevi c’è un’emergenza”. Sei il mio angelo, e dopo tutto questo, lo so per certo.

— 6 ottobre 2022


Un anno fa, il primo ottobre, ci siamo viste e abbiamo parlato l’una di fronte all’altra, in quella che ad oggi è ancora l’ultima volta. Presto tornerò da te, ho trovato il giorno per riuscire a venire. “Writings” è bellissimo grazie alle emozioni che nei mesi ho provato per te, amore, e che ho voluto riportare con costanza, in alcuni momenti anche giorno per giorno; dopo ogni volta che lo rileggo mi viene da pensare chiaramente che avremmo perso tanto senza farlo. Spero la meraviglia possa continuare anche dopo l’incontro che avverrà tra pochi giorni, in caso contrario so che ne uscirei distrutta ma che dovrò rassegnarmi definitivamente all’averti persa. Senza di te la mia vita cambierebbe enormemente, ne verrebbe influenzata la scrittura, si trasformerebbero le mie emozioni, non avrei più quella gioia nel fare tutto che sai donarmi solo tu quando so che mi vuoi bene, come un angelo custode, Alessandra, gioia con cui riesco ad affrontare tutto con una felicità indescrivibile nel cuore. Anche io ho sempre cercato di proteggerti, di non lasciarti mai, di farti da angelo custode anche se da tempo mi hai dolorosamente allontanata da te; spero di esserci riuscita almeno in parte. Mi manchi troppo, senza di te ormai non ce la faccio davvero più, ma manca poco.

— 1 ottobre 2022


È partito Le Mille e una Novella; stasera sono molto stanca ma anche molto contenta.

— 16 settembre 2022


Tutto procede, il Politecnico, la lettura di Proust (!), Tenero Gheriglio… Ma quello che mi tiene in tensione, sospesa tra la felice liberazione e la prigionia della paura, è il fatto che sono sempre più vicina dal sapere cosa senti da mesi, se vuoi vedermi morire o ridere, soffrire o emozionarmi per te, amore. Continuo a pensarti, ti amo, non so cosa significa non farlo, e mi sbaglio di sicuro, dovrei restare nel dubbio per sempre, lasciare esprimere ancora a lungo la mia speranza inconsapevole: forse sarebbe meno doloroso. Ma il dubbio stesso mi mangia, giorno per giorno; non riesco più a vivere così. Stamattina passare con l’autobus, scandagliare il parcheggio con gli occhi per trovare la tua macchina, è stato come sempre bellissimo; è un processo che mi manda in apnea per qualche secondo, ma quando trovo le tue tracce, indiscutibili, il sorriso che mi viene sotto alla mascherina è così genuino che me la sposta, e le guance rimangono ben contente di sentire che stanno prendendo tanto spazio, piene dell’amore per una donna dolce che spero, più di qualsiasi cosa, non mi detesti. Non so cosa pensi e non lo saprò fino all’ultimo, so solo che ti amo tantissimo, e da anni tutto il resto appare basso, monotono, piccolo, non distante dalle dimensioni di un microbo. Tremo, deve arrivare adesso, davvero, il momento più bello della mia vita; dopo tante sofferenze intervallate da pochi momenti di gioia, non può e non deve diventare tutto un incontrastabile incubo: di questo, stavolta, non so se saprei attutirne il colpo.

— 13 settembre 2022


È stata una giornata bruttissima, da stamattina sono nel dolore, nel pianto, perché da ieri pomeriggio ho sentito che forse non è vero che mi vuoi, e che invece ti ho persa, che la situazione è diversa, che mi sono solo illusa. Ma adesso ho dormito, e ho mangiato, non è scontato, tra poco rimangerò, e sento, che forse non è ancora tutto perso, volato via. Ti voglio così bene, stamattina ero nella più totale disperazione, per strada durante l’allenamento mi sono buttata varie volte per terra senza forze, oltre ad aver pianto prima di riuscire a partire con la corsa veramente. Quando poi ho reagito mi sono sentita terribilmente sola, Mario ha cercato di farmi riprendere ma a tratti, vedendolo, il pianto è stato solo più intenso. Ho avuto paura di aver rovinato i mesi di scrittura per te, di aver sprecato tempo con una donna che mi odia. Però stasera so solamente che non so fare a meno di te meraviglia, voglio pensare che tu mi voglia, che mi aspettavi, pensavi venissi (sto provando a trovare il coraggio da qualche mese, lo sai) e che non mi hai scritto ma hai letto tutto, perché vuoi che ci vediamo, che sistemiamo dal vivo. Ti ho bloccata su WhatsApp perché odio il tuo blocco, non che lì voglia scriverti, ti ho fatto un sito apposta, ma sembra tu non sia capace di toglierlo… Non so più cosa dire, oggi è stato terribile ma forse quello che ho fatto ancora c’è, e vive.

— 10 settembre 2022 (sera)


Ieri pomeriggio mi sono fatta venire la febbre, dopo aver scritto l’ho misurata, per un’ora ho avuto 37. Non credevo che sentire una profonda tristezza (mi sono guardata allo specchio, sembravo un cadavere, bianca in faccia, occhi persi) potesse creare le condizioni di febbre dal nulla. Questo doveva essere il momento più bello della mia vita, e si sta tramutando in un incubo. Figuriamoci se ti farai sentire. Per te, per questo mondo gentile, posso solo morire.

— 10 settembre 2022 (mattina)


Sono a pezzi, senza forze, ho i brividi di freddo, ho la nausea: di cosa mi sono illusa? Devo rivederti, è da tanto tempo che non ti vedo, ma tu non mi vuoi! Mi avresti scritto, mi avresti chiamata, mi avresti sbloccata. Avrai letto con disprezzo tutto quello che ho scritto. Non riesco a venire da te, immagino già che giudicheresti tutto di me, come hai fatto allora. Alessandra, ti farai sentire tu se mi vuoi ancora.

— 9 settembre 2022


Meglio soli che mal accompagnati.

Meglio soli che mal odiati.

 

Chi si fa i fatti propri campa cent’anni.

Chi si fa i fatti propri muore di rimorsi.

 

La fortuna aiuta gli audaci.

La fortuna aiuta gli stronzi.

 

A mali estremi, estremi rimedi.

A mali estremi, estremi dolori da subire.

 

Tutto il mondo è paese.

Tutto il mondo è pa…lesemente rotto.

 

L’ozio è il padre di tutti i vizi.

L’ozio è il figlio di tutti i pigri.

 

L’erba del vicino è sempre più verde.

L’erba del vicino è sempre pi…ena di Pokémon.

 

L’amore non è bello se non è litigarello.

L’amore non è bello se non finisce presto.

 

La classe non è acqua.

La classe non è mai la prima a destra.

 

 

— 8 settembre 2022


Nessuno è perfetto.

Solo alcuni sono decenti.

 

Tutti sono utili, nessuno è indispensabile.

Siamo tutti inutili.

 

Chi si accontenta gode.

Chi si accontenta muore.

 

 

— 6 settembre 2022


Rieccomi. Mi sono fermata a scrivere qui per un po’ di giorni, per quei maledetti esami, ah ma tanto alla fine vincerò io, la finiranno di rompere, non c’è nulla da temere! A parte tutto, mi diverto quasi a farli; mi divertono miliardi di ragionamenti, di calcoli, di intrighi: ma questo si sapeva già. Parlando d’altro la puntata 86 di Tenero Gheriglio è appena stata pubblicata, credo sia molto bella, divertita, divertente, rilassa come sempre, e il titolo “Devo rivederla, è da tanto tempo che non la vedo” non lascia dubbi… sì, in un momento (la seconda parte, che è anche bella in generale per il discorso sulla lettura e la scrittura ecc.) non sono riuscita a trattenermi e ho parlato di te, molto delicatamente, amore. Nella registrazione si sente quanto mi sono emozionata riferendomi a te, e ricordo ancora quei secondi, intimi, dolci, intensi. Non so se mi ascolti, non so nemmeno se mi pensi; ma io non vedo l’ora di rivederti, di riabbracciarti, di recuperare i giorni persi.

— 5 settembre 2022